Il Kendō, la spada come Via
Secondo la definizione data della Federazione Giapponese, lo scopo del Kendō è:
"formare il carattere umano, attraverso l'applicazione dei principi della spada giapponese"
Questa breve, ma efficace, definizione racchiude in sé tutta la secolare evoluzione che ha portato la scherma giapponese da tecnica di combattimento (Ken-jūstū) a "Via della spada" (Ken-dō), intesa come percorso di crescita personale che utilizza come mezzo lo studio e la pratica della scherma.
Tra le discipline giapponesi, sia marziali sia civili, esiste, infatti, una distinzione tra Jūtsū, lo studio dell'efficacia della tecnica in senso stretto, e Dō, ovvero il percorso interiore che a quella particolare tecnica fa riferimento.
Questa trasformazione nel Kendō ha inizio intorno al XVII secolo ed è dovuta alla concomitanza di due cause.
La prima è che dall'inizio del '600 il Giappone godrà, dopo secoli di sanguinose guerre intestine (Sengoku jidai), di un lungo periodo di pace che arriverà fino agli inizi del '900, l'altra fu l'introduzione delle armi da fuoco (che furono determinanti nelle ultime grandi battaglie campali del '600), che confinarono l'uso della spada alla sola classe samurai.
Questi due fattori spinsero il guerriero giapponese a ricercare nello studio dell'arma che era il simbolo della sua casta, qualcosa di diverso dalla mera efficacia tecnica, elaborando, nel contempo, un codice etico.
La trasformazione da Ken-jūtsū a Ken-dō si verificò anche grazie all'influsso di molte scuole di pensiero e religiose.
Oggi si tende a riconoscere una grande importanza solo all'influenza dello Zen giapponese, ma Taoismo, Confucianesimo e Shintoismo hanno tutti contribuito a questo cambiamento, facendo divenire il Kendō un valido e completo sistema educativo.
Anche da un punto di vista strettamente tecnico, il Kendō ha subito nel corso dei secoli una grande evoluzione.
Nel Kenjūtsū lo studio era affidato primariamente alla ripetizione di sequenze prestabilite (kumitachi, kata), utilizzando spade in acciaio non affilate o spade in legno, ma già nel XVIII secolo vennero create delle protezioni e studiata una spada costruita in bambù che permettevano di ampliare le possibilità di allenamento a una forma di combattimento quasi realistica. Questo tipo di allenamento, chiamato Gekiken (撃剣), si diffuse in molte koryū ed è utilizzato presso l'Hokushin Ittō Ryū, sogo bujutsu (総合武術) da noi studiato.
Quelle protezioni e quel tipo di spada (shinai) sono giunte praticamente immutate fino a noi, rendendo la pratica del Kendō sicura e permettendo al Kendō-ka (praticante di Kendō) di concentrarsi sugli aspetti interiori della disciplina.
Inizialmente riservato alla sola classe guerriera, alla fine del XIX secolo, a seguito delle grandi trasformazioni sociali verificatesi, la pratica di questa disciplina venne aperta a tutti, divenedo con il Jūdō materia obbligatoria nella scuola giapponese.
Dagli anni '70, il Kendō è propostoanche come sport competitivo, mantenendo però salde le proprie origini tradizionali.
Oggi il Kendō è probabilmente una delle discipline più popolari e praticate in Giappone, e da circa trent'anni la sua diffusione si è sviluppata in tutto il mondo, e si stima che attualmente ci siano più di dieci milioni di praticanti.
In Giappone, è consuetudine che i bambini iniziano a praticare il Kendō verso l'età di 4/5 anni, mentre in occidente tale età slitta verso i 14/15 anni. Non essendo una disciplina solamente sportiva, non esistono limiti di età per cominciare.
In Giappone è comune vedere praticanti anche molto anziani che si allenano e combattono con diciottenni senza particolari problemi.
Per quanto riguarda le ragazze, l'ambiente, l'energia e l'atmosfera sono sicuramente molto "maschili", ma molte sono coloro che, anche in Italia, si avvicinano e praticano il Kendō.